Domande frequenti
Qual’è la differenza tra Psicolog*, Psicoterapeuta e Psichiatra?
PSICOLOGO
Con la nuova legislazione approvata il 28 ottobre 2021, la nuova formazione sarà così strutturata: durante i 5 anni di università si svolgerà il tirocinio (non più in seguito alla laurea). Per l’abilitazione alla professione sarà necessario sostenere l’Esame di Stato contestualmente all’esame di laurea in Psicologia. Successivamente si potrà accedere all’iscrizione dell’Ordine professionale degli Psicologi di una regione o Provincia italiana. Senza l’iscrizione all’Albo – Sez. A – non si è Psicologi, ma soltanto dottori in Psicologia.
L* psicolog* si occupa di:
Diagnosi (attraverso l’utilizzo di test e colloqui psicologici);
Sostegno o supporto psicologico (interventi focalizzati su uno specifico problema di vita o momento di difficoltà);
Psicoeducazione (interventi che forniscono informazioni e strumenti utili per comprendere ed affrontare uno specifico tema psicologico);
Abilitazione e riabilitazione (interventi che mirano ad acquisire, potenziare o recuperare una o più competenze. L’obiettivo è promuovere la crescita e l’autonomia personale, attraverso lo sviluppo delle risorse individuali);
Prevenzione: l’insieme degli interventi ed attività che mirano a ridurre la diffusione di patologie o gli effetti dovuti a determinati fattori di rischio, promuovendo la salute e il benessere individuale e collettivo.
PSICOTERAPEUTA
L* psicoterapeuta è il professionista che dopo l’iscrizione all’albo prosegue la formazione specializzandosi in una scuola di psicoterapia. Ciò consente di acquisire una specifica formazione teorica e pratica, almeno quadriennale, presso scuole di specializzazione universitarie o riconosciute dal MIUR (secondo le normative vigenti), che gli consente tecnicamente e legalmente di intervenire per la cura e il trattamento dei disturbi psicologici.
L* psicoterapeuta (oltre ad occuparsi di ciò che concerne la professionalità dell* psicolog*) si occupa di psicopatologia!
Accompagna i pazienti nel processo di cura dei disturbi psicopatologici e nel cambiamento di modalità comportamentali, cognitive, emotive e relazionali.
PSICHIATRA
L* psichiatra è un professionista laureato in medicina che si è successivamente specializzato in psichiatria.
In qualità di medico, è l’unico che può prescrivere farmaci!
Si occupa di diagnosi e cura dello scompenso organico.
Il farmaco ristabilisce lo scompenso chimico, agendo direttamente nell’organismo. In questo modo si contengono i sintomi nel tempo.
Uno psichiatra può anche essere psicoterapeuta se dopo la specializzazione in psichiatria si specializza in psicoterapia (questo è l’unico caso in cui uno psicoterapeuta, che è anche psichiatra, può prescrivere farmaci).
Qual’è la differenza tra Psicoterapia familiare e Parent Traning?
PSICOTERAPIA FAMILIARE
La terapia familiare si rivolge a bambini, adolescenti e ai loro genitori.
E’ uno strumento che facilita la comunicazione e la gestione delle tensioni; favorisce l’accettazione di ogni membro nella sua unicità; sostiene i genitori laddove sentano le proprie risorse momentaneamente inefficaci.
L’obiettivo è apprendere modalità e strategie inedite, che consentano a genitori e figli di crescere insieme.
PARENT TRANING
E’ un intervento psicoeducativo attuato per fronteggiare problematiche comportamentali o disabilità (funzionamento di tipo autistico, comportamenti aggressivi o iperattivi, deficit di attenzione o disabilità fisiche).
L’obiettivo è acquisire competenze specifiche, necessarie a fronteggiare i “comportamenti problema”, che consentano di fronteggiare vissuti di impotenza e frustrazione.
Se la psicoterapia è un processo di conoscenza intrapsichica e crescita interpersonale, il parent training è un percorso pragmatico e rieducativo.
Come funziona la psicoterapia per bambin* e adolescenti?
I principi che guidano la psicoterapia con bambini e adolescenti, sono gli stessi su cui si struttura la psicoterapia con adulti.
Si aiutano bambin* e adolescenti a comprendere le proprie difficoltà emotive, relazionali o comportamentali, attribuendo dei nuovi sognificati.
Si individuano le correlazioni tra i sintomi e le dinamiche familiari ed il modo in cui queste ultime possono influenzare lo sviluppo identitario.
Ciò che caratterizza la terapia con bambini e adolescenti, differenziandola da quella con gli adulti, sono il linguaggio e gli strumenti utilizzati.
Soprattutto con i bambini è fondamentale utilizzare un canale comunicativo comprensibile, per questo si utilizzano disegni o giochi.
In tal modo il bambino potrà esprimere se stesso, il proprio mondo emotivo e relazionale con modalità a lui note.
Con i bambin* quanto con gli adolescenti è importante la condivisione con la famiglia. In base all’utilità terapeutica si sceglierà la modalità e la frequenza di partecipazione agli incontri terapeutici.
Come faccio a capire se ho bisogno di un supporto terapeutico?
Il primo passo da fare è fermarsi e mettersi in ascolto di se stessi!
Chiedersi se si riesce a vivere la propria quotidianità senza eccessive fatiche o difficoltà. Se ci sono situazioni, relazioni o particolari momenti della giornata molto disturbanti. Se vivo una vita soddisfacente e appagante.
E’ utile un supporto terapeutico quando
sono presenti sintomi che invalidano la propria quotidianità
(ansia, attacchi di panico, fobie, depressioni, insonnia, perenni mal di testa o dolori allo stomaco, comportamenti dipendenti)
si è vissuto eventi traumatici che risultano ancora disturbanti
(lutto, incidenti, separazioni, cambio città, licenziamenti, maltrattamenti)
si ha il bisogno di migliorare se stessi
(empowerment e resilienza, gestione delle emozioni, competenze relazionali)
Come faccio a capire se mi* figli* ha bisogno di un supporto terapeutico?
Qualora ci fossero comportamenti che ci preoccupano (insonnia o difficoltà di addormentamento, difficoltà alimentari, improvvisa chiusura, eccessiva rabbia)
è importante chiedere come si sentono, se c’è qualcosa che li preoccupa, li intristisce o li fa arrabbiare.
Osservare se tali comportamenti sono episodici o reiterati nel tempo
E’ bene ricordare che più si è piccoli più si utilizzerà il corpo come canale comunicativo di bisogni ed emozioni. Con l’aspettativa di essere compresi dall’adulto anche senza parlare (ciò in linea con le competenze cognitive, emotive e relazionali che si svilupperanno con il procedere delle tappe evolutive).
E’ utile chiedere un supporto terapeutico per i propri figli quando:
non è possibile confrontarsi con loro
(per età o per chiusura relazionale)
permangono nel tempo comportamenti preoccupanti
non sono chiari e comprensibili i comportamenti del* propri* figli*
E’ possibile richiedere una consulenza anche “solo” per comprendere se il motivo delle proprie preoccupazioni, così da intervenire “in tempo”, qualora fosse necessario.
Come faccio a capire se la mia coppia è in crisi?
L’evoluzione della coppia porta con sé l’attraversamento di “crisi evolutive”, la prima è la differenziazione, che segue l’innamoramento, durante la quale si vede l’altro nelle sue differenze e si è pervasi dalla disillusione.
La costruzione dell’intimità, la progettualità futura, la realizzazione del nido e l’arrivo di un* figli*, sono alcune delle fasi evolutive che mettono in crisi la coppia, perché implicano l’assestamento su un nuovo equilibrio.
Non sempre le risorse di cui la coppia dispone sono sufficienti a superarle, così compaiono i “primi segnali” della crisi:
distanziamento e silenzio
continue discussioni
rabbia e violenza
eccessiva gelosia
difficoltà ad esprimere se stessi
Ciò che inizia a cedere è il SENSO DEL NOI che coinvolge l’intimità (non c’è lo spazio ed il tempo da vivere insieme, in cui in cui comprendersi e sostenersi reciprocamente); il problem solving (non c’è una visione condivisa del problema e si fa fatica ad affrontarlo); la flessibilità (non si riesce a rinegoziare le regole iniziali per fronteggiare gli stress esterni); la reciprocità (non c’è l’equilibrio relazionale che garantisce il rispetto reciproco).
Quando nella coppia uno dei partner, o entrambi, non sentono di star bene come prima, è necessario fermarsi e chiedersi “cosa sta cambiando?”.
E’ possibile iniziare una terapia di coppia anche se l’altro partner non è d’accordo?
E’ però importante ascoltare i propri bisogni ed i propri malesseri, per cui
se uno dei partner sente la necessità può iniziare un percorso individuale centrato sulla coppia!
All’interno dello spazio terapeutico si analizzeranno le dinamiche disfunzionali agite nella coppia ed il ruolo che ogni partner ha nel sistema, così da comprendere il significato della scelta terapeutica del singolo partner, all’interno del funzionamento della coppia.
E’ possibile iniziare una Psicoterapia familiare se l’altro genitore non è d’accordo?
Quando i propri figli sono minori, per svolgere una psicoterapia familiare è necessario il consenso informato dei genitori.
Qualora uno dei genitori non voglia partecipare agli incontri, sarà necessario solo il consenso informato per poter procedere.
(di seguito il link per consultare il codice deontologico, circa la normativa sul consenso informato)
In sede di terapia si andrà a comprendere e significare tale scelta, correlandola all’interno dell’intero funzionamento familiare.
Mi* figli* ha problemi ma non vuole venire in terapia, come posso aiutarlo?
Intraprendere un percorso terapeutico è una scelta soggettiva.
Non è utile “costringere” chi non ne sente il bisogno o non è motivato.
E’ però possibile effettuare una consultazione con il familiare che ha colto il disagio per comprendere l’origine della sua PreOccupazione.
Successivamente si analizzeranno le dinamiche relazionali, per poi valutare le scelte comportamentali più utili da attuare.
L’obiettivo è lavorare per il “paziente designato” anche senza la sua presenza.
Ogni comportamento ha uno specifico significato all’interno del Sistema Famiglia e contribuisce a mantenerne l’equilibrio.
Posso andare dall* psicolog* senza dirlo ai miei genitori?
Se sei minorenne è necessario avere il consenso informato dei propri genitori.
E’ necessario che loro sappiano ed autorizzino la terapia.
Ciò non implica la loro partecipazione agli incontri!
(questo viene definito in terapia insieme al paziente)
Inoltre ogni incontro è protetto dal segreto professionale, che ogni professionista è obbligato a rispettare (ad eccezione dei casi in cui il paziente è in pericolo di vita).
In allegato il link con il codice deontologico.
Quanto dura una psicoterapia?
La durata complessiva dell’intero percorso, così come la frequenza degli incontri, si stabilisce in sede di terapia, sulla base delle difficoltà del paziente, degli obiettivi terapeutici e delle necessità economiche.
Quanto costa ogni seduta?
Ogni seduta individuale ha un costo di 65 euro (una durata di 50 minuti circa), mentre ogni seduta familiare o di coppia ha un costo di 80 euro (una durata di 80 minuti circa).
In allegato il link attraverso il quale consultare il tariffario redatto dall’ordine degli psicologi della Lombardia, relativo ai costi minimi e massimi di ogni prestazione.
E’ possibile effettuare primi colloqui conoscitivi gratuiti?
Ci sarà una prima telefonata conoscitiva gratuita, durante la quale sarà possibile una prima conoscenza ed un primo confronto sulle problematiche che si sente il bisogno di affrontare.
E’ davvero utile la psicoterapia?
La scienza ha dimostrato la validità della psicoterapia!
Le ricerche scientifiche hanno confrontato persone che seguivano una psicoterapia con quelle che non la seguivano, valutandone il benessere.
E’ emerso che coloro che seguivano una psicoterapia stavano molto meglio!
Aldilà della validazione scientifica, ciò che rende valida ed utile una psicoterapia è anche la motivazione del paziente a stare meglio, scomodandosi!
Cambiando ciò che fino a quel momento ha creduto essere la modalità migliore.
La psicoterapia è un processo che segue i tempi e le modalità utili al paziente.
Ci sono diversi approcci terapeutici, ognuno con la sua validità scientifica!
Ciò che differenzia un approccio dall’altro sono gli elementi intrapsichici ed interpersonali che analizza, per attuare il cambiamento necessario a raggiungere il proprio BenEssere.
Ciò che accomuna ogni approccio è la relazione! L’elemento cardine su cui si struttura il processo terapeutico.
Per cui ogni approccio è “valido” e “giusto” per affrontare le diverse difficoltà psicologiche, purché ci si senta comodi in quella specifica relazione!
Un tipo di psicoterapia può risultare maggiormente risolutiva su una specifica difficoltà, non perché più valida scientificamente, bensì perché più aderente al funzionamento del paziente e all’obiettivo terapeutico che vuole raggiungere.
Bibliografia
Botela L. & Feixas G. (1995). Efficacia della psicoterapia. Ricerche sui risultati. Psicoterapia. 1, 69-81.
Lambert (1992). Implications of psychotherapy outcome research for eclectic and integrative psychotherapy. In Norcorss J.M. & Goldfried M.V. (a cura di), Handbook of psychotherapy integrations. Basic Books, NY.
Roth A. & Fonagy P. (2005). What works for whom. A critical review of psychotherapy research (second edition). The Guilford Press, NY Bibliografia
Posso andare dall* psicolog* per un unico colloquio?
Non è possibile risolvere il proprio problema in un’unica seduta
(basterà mettere in proporzione il tempo vissuto nella sofferenza ed con un’ora di terapia … la psicoterapia non fa magie).
In un unico colloquio si avrà modo di conoscere il professionista e valutare quanto ci si senta a proprio agio nella relazione con lui.
Ci si potrà confrontare sul modo in cui si svolgerà il percorso terapeutico, chiarire dubbi ed avere una prima prospettiva inedita sulle proprie difficoltà.
Il cambiamento vero e proprio necessita di tempo!
Entrambi, psicoterapeuta e paziente, hanno bisogno di tempo per conoscere il funzionamento del paziente, i corto circuito e le modalità difensive, gli obiettivi che desidera raggiungere ed il modo più utile per farlo!
C’è differenza tra la psicoterapia in presenza e la psicoterapia on line?
Per cui, premessa la validità della terapia on line, possiamo metterla a confronto con la terapia in presenza.
Ciò che accomuna gli interventi in presenza e gli interventi on line è la relazione terapeutica, la cui costruzione supera confini geografici e schermi digitali.
Essa si costruisce attraverso la condivisione delle proprie identità, compartecipando alle emozioni dell’altro, creando insieme uno spazio intimo in cui sentirsi sostenuti.
Ciò che differenzia gli interventi in presenza dagli interventi on line è il setting terapeutico!
La terapia on line allarga il setting, fino a far entrare la relazione terapeutica in un spazio intimo in tempi immediati.
Sarà necessario lavorare sui confini (qualora lo spazio terapeutico sia invaso da altre persone) sulla dignità attribuita a se stessi e alla relazione terapeutica (qualora “si è costretti” a svolgere la terapia in luoghi “poco adeguati”).
Il setting on line inoltre porta con sé un altro elemento innovativo: il doppio specchio! Se da un lato lo schermo “mette una distanza fisica” tra il terapeuta ed il paziente, dall’altro “avvicina emotivamente” paziente e terapeuta, così come ognuno di loro a se stesso. Ciò perché lo schermo consente di vedere non solo l’altro ma anche se stessi. Per quanto “spaventoso”, guardarsi in faccia permette di conoscersi meglio, di collegare il linguaggio verbale e non verbale (come le espressioni del volto), di comprendere quanto il nostro corpo esprima ciò che sentiamo aldilà delle parole.
Tralasciando situazioni specifiche o impossibilità di spostamento, si può valutare la scelta di una psicoterapia on line al pari della scelta di qualsiasi altro tipo di psicoterapia. Ciò che muove il paziente a scegliere è il suo funzionamento, i suoi bisogni e gli obiettivi che vuole raggiungere.
Come funziona la psicoterapia sistemico-relazionale?
ogni individuo appartiene a dei sistemi, primo fra tutti la famiglia.
Per comprenderlo è necessario conoscere e significare le sue interazioni all’interno del sistema.
Tale approccio incorpora due visioni: la teoria sistemica e la teoria relazionale.
Secondo la Teoria Sistemica la famiglia è un sistema, che si autoregola attraverso meccanismi di retroazione (ossia i feedback).
I feedback negativi tenderanno a mantenere l’equilibrio interno (omeostasi) rendendo il sistema famiglia rigido. I feedback positivi tendono a favorire l’evoluzione, rendendo il sistema famiglia dinamico e predisposto al cambiamento.
Secondo la Teoria Relazionale ciò che definisce la nostra identità e il nostro stare in relazione con gli altri, sono le relazioni primarie.
Il primo sistema di appartenenza di cui facciamo esperienza è la famiglia, da qui la necessità di recuperare le origini relazionali, per comprendere le dinamiche relazionali che connotano il presente.
L’attenzione è sulla comunicazione osservabile nel qui ed ora e sulle interazioni circolari (non lineari “causa effetto”).
Ciò che siamo e come ci comportiamo è strettamente collegato al contesto, alle persone e alle dinamiche relazionali attraverso cui si interagisce. Il cambiamento di una di queste variabili influenzerà tutte le altre.