NORMALE PER CHI?!

da | Ago 21, 2022 | Disabilità

“Sono un uomo con una disabilità evidente, in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”

(Ezio Bosso)

Il concetto di disabilità, così come il concetto di salute, hanno subito un’evoluzione, o per meglio dire una rivoluzione. Dal 2001, attraverso la pubblicazione dell’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) – Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute –l’OMS descrive anche il concetto di disabilità in un’ottica bio-psico-sociale:

centrali non sono le persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale. Sottolineando l’individuo non solo come persona avente malattie o disabilità, ma soprattutto evidenziandone l’unicità e la globalità.

Dal 1981 il 3 dicembre si celebra la giornata internazionale delle persone con disabilità.

L’obiettivo è incrementare la sensibilizzazione, sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e ridurre ogni forma di discriminazione o violenza.

Dopo anni di lavoro nel mondo delle disabilità, mi chiedo ancora oggi come queste parole possano e debbano tradursi in comportamenti concreti.

Penso agli sguardi compassionevoli nei mezzi pubblici, alla totale accondiscendenza, ai sorridenti rifiuti, alla protezione indesiderata… ma cosa è realmente utile ad una persona con disabilità?

La risposta è semplice accoglierla per ciò che è!!! Ma perché è così difficile farlo?

Credo si faccia ancora confusione tra accettare l’altro per ciò che è e trattare l’altro come una “persona normale”. La seconda opzione porta con sé il diventare ciechi su aspetti dell’individualità.

L’accoglienza d’altra parte richiede il vedere e l’accettare l’altro nella sua totalità, e quindi anche le sue parti difficili e dolorose.

E i limiti dell’altro fanno risuonare dentro di noi il senso di impotenza, il nostro essere limitati… in senso lato, il “nostro essere disabili”.

L’emergenza covid vissuta negli ultimi anni ha evidenziato ancor più tale complessità, in quanto le principali vittime della “disabilità sociale” sono state proprio le persone con disabilità, che hanno visto ridursi ulteriormente la loro già limitata vita sociale. Hanno visto aumentare le proprie difficoltà, il proprio disagio e i propri limiti, relegati all’interno delle quattro pareti della propria stanza.

Su tale urgenza il tema individuato dall’ONU per l’anno 2021 è stato: “Ricostruire meglio: verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile”.

Sono trascorsi quasi 2 anni da quella proposta, come avevate immaginato voi la ricostruzione di un nuovo mondo post covid?

Quanto il mondo immaginato rispecchia il mondo ricostruito?

Io ho immaginato un mondo con più coraggio, dove la paura dei nostri limiti non offuschi la relazione con l’altro. Un mondo diretto al “possibile”, che usi al massimo ciò che ha, permettendo a tutti di essere la versione migliore di Sé.

Sono tanti gli esempi di coloro che hanno realizzato se stessi attraverso l’arte, la musica, la danza o lo sport: Ezio Bosso, Alex Zanardi, Bebe Vio, Andrea Bocelli, Simona Atzori, sono solo alcuni di questi.

Mi auguro che loro siano sempre meno l’eccezione! Che tutti possano avere la possibilità di usufruire dei servizi e del supporto necessari, per poter scegliere liberamente come vivere con ciò che hanno e con ciò che non hanno.

Nel corso degli anni diverse esperienze, persone, situazioni mi hanno fatto confrontare con le mie resistenze e i miei stereotipi sulle disabilità. Una di queste è stata la visione di questo video: “Il circo della farfalla”… buona magia!!!


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